A cosa serve un saturimetro da dito
18/10/2017
Tutti siamo al corrente del fatto che il nostro corpo, per funzionare, ha bisogno di ossigeno, e che ci riforniamo costantemente di questo gas attraverso la respirazione. Questo processo di norma avviene senza intoppi, ma potrebbero esserci dei casi in cui la situazione risulta compromessa: ad esempio in pazienti con asma, insufficienze respiratorie o altre patologie.
Affinché medici e infermieri possano accertarsi rapidamente delle condizioni di ossigenazione sanguigna che caratterizzano un paziente si ricorre all’impiego di strumenti detti saturimetri (o pulsiossimetri) da dito. Ma a cosa serve un saturimetro da dito , esattamente, e come funziona?
I saturimetri misurano, in modo veloce e assolutamente non invasivo, il parametro della saturazione (SpO2) che indica, in percentuale, quanta dell’emoglobina presente nel sangue è legata all’ossigeno rispetto a quella totale.
Il rilevamento può avvenire in modo puntiforme (a spot) oppure continuo, effettuando in quest’ultimo caso un vero e proprio monitoraggio della saturazione per l’intervallo di tempo desiderato.
L’utilizzo è molto semplice, in quanto basta posizionare al dito del paziente la piccola clip, contenente la sonda, e avviare il dispositivo attendendo che esso restituisca il valore della saturazione. Oltre al dito, è possibile utilizzare in alcuni casi anche il lobo dell’orecchio per agganciare la clip.
I risultati restituiti aiuteranno, insieme ad altri parametri vitali, a valutare le condizioni complessive del paziente e a prendere le decisioni più consone in ciascun caso specifico.
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